\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 La seconda campagna italiana di Napoleone primo console, con la schiacciante vittoria di Marengo (14 giugno 1800), torn≥ a legar
e strettamente la penisola alla Francia (restaurazione della Repubblica cisalpina, riaffermazione del predominio francese sul Piemonte e sulla Repubblica ligure, occupazione del granducato di Toscana, invio di un esercito al comando di Gioacchino Murat c
ontro il regno di Napoli attraverso il territorio pontificio) e il nuovo assetto fu sancito con le paci di LunΘville con lÆAustria (9 febbraio 1801) e di Firenze con Ferdinando IV di Napoli (28 marzo 1801). La Repubblica cisalpina fu notevolmente ingrand
ita con il Veronese e il Polesine, appartenenti un tempo a Venezia, con il Novarese tolto al Piemonte e le ex Legazioni pontificie: inoltre lÆannosa rivalitα lombardo-piemontese per il controllo dei passi alpini fu risolta a favore della Cisalpina con lÆ
attribuzione ad essa degli sbocchi del Sempione. Il Piemonte e lÆex ducato di Parma rimasero sotto la diretta occupazione della Francia. LÆex granducato di Toscana fu trasformato nel regno di Etruria per venire incontro alla richiesta spagnola di farne u
n trono per Ludovico I di Borbone, e, alla sua morte (1803), per il figlio Carlo Ludovico sotto la reggenza della madre Maria Luisa. Il re di Napoli non solo fu costretto ad evacuare Roma e a cedere lÆisola dÆElba a Piombino, ma dovette autorizzare lÆocc
upazione temporanea dei porti di Otranto e di Brindisi da parte delle truppe francesi e chiudere i propri porti al commercio inglese.\par
Ormai le sorti dellÆItalia, erano strettamente legate alle fortune del nuovo padrone della Francia; la consulta di
Lione del 1801-02 provoc≥ il crollo di ogni residua illusione democratica e nazionale e il maggiore organismo dellÆItalia francese, la Cisalpina, dovette accettare passivamente tutte le varie forme costituzionali che Napoleone volle darle, trasformandola
prima in Repubblica italiana (26 gennaio 1802) sotto la presidenza dello stesso Napoleone e la vicepresidenza di Francesco Melzi dÆEril, poi in Regno italico (18 marzo 1805) sotto il governo del vicerΘ Eugenio di Beauharnais. Sebbene strettamente sottop
osto alla superiore autoritα di Napoleone, Melzi, nel cui intimo era forte lÆaspirazione a fare della repubblica un regno equidistante tra Francia e Austria, modell≥ lo stato a lui affidato in un senso fortemente conservatore, restio ad operare qualunque
amalgama con le forze democratiche e giacobine. In pi∙ di unÆoccasione egli entr≥ anche in contrasto con Napoleone, come quando nel 1802, a proposito del commercio del grano, ricevette da Parigi lÆintemerata che, almeno su questo punto, il governo dovev
a essere dalla parte dei contadini e non da quella dei proprietari.\par
Anche nei confronti della Chiesa Melzi fece opera di resistenza in sede di conclusione del concordato tra la Santa Sede e la Repubblica italiana del 1803 e, oltrepassando la volontα
di Napoleone, eman≥ il 26 gennaio 1804 un decreto organico per lÆapplicazione del concordato, che di fatto limitava la portata di alcune clausole in esso contenute (esso fu poi abrogato tacitamente da Napoleone, re dÆItalia, nel maggio 1805).\par
Infin
e, in tutta lÆItalia napoleonica, giungeva a compimento il processo giα iniziatosi nel 1796 di un enorme trasferimento di proprietα dovuto alla vendita dei beni ecclesiastici e demaniali: se pure vi fu un iniziale momento di frazionamento e polverizzazio
ne di questi beni, non tard≥ a verificarsi il processo inverso di ricostituzione della grossa proprietα in mano agli acquirenti e agli speculatori, che furono per lo pi∙ membri della soppressa nobiltα e della grossa borghesia.\par
Tipica la vicenda patr
imoniale di non poche famiglie aristocratiche piemontesi, dai Balbo ai La Marmora (un posto di rilievo ebbero i Benso di Cavour con la Mandria di Chivasso e la tenuta di Leri); ancor pi∙ tipica quella del borghese bolognese Antonio Aldini, dal 1805 minis
tro di stato del regno dÆItalia a Parigi, che tra il 1796 e il 1806 costitu∞ la grande tenuta di Galliera, costituita da pi∙ di duemila ettari di terra, intraprendendo interessanti speculazioni nel campo delle risaie (avendo operato per lo pi∙ con denaro
preso a ipoteca dai nobili, nel 1812 dovette vendere a Napoleone la tenuta, che, trasformata in ducato fu assegnata alla primogenita del vicerΘ Eugenio Giuseppina Beauharnais).\par
Con la trasformazione della Francia in impero e della Repubblica italia
na in regno il motivo dinastico entr≥ sempre pi∙ nei calcoli di Napoleone: egli annettΘ integralmente alla Francia il territorio della Repubblica ligure e diede alla sorella Elisa, e al marito Felice Baciocchi, Piombino e Lucca, giα feudi imperiali, ai q
uali aggiunse due anni dopo il territorio dellÆex ducato di Massa e Carrara. Questa politica spinse lÆAustria a entrare nella terza coalizione, della quale giα per conto suo faceva parte il re di Napoli; la sconfitta dei coalizzati (battaglia di Austerli
tz; trattato di pace di Presburgo) strapp≥ allÆAustria quelle terre venete che essa aveva ottenuto con il trattato di Campoformio (esse passarono al Regno italico, che port≥ il proprio confine allÆIsonzo, mentre la Dalmazia e lÆIstria diedero vita alle c
osiddette Province illiriche, annesse allÆimpero francese ma con amministrazione separata), determin≥ lÆespulsione della dinastia borbonica dalla terraferma costringendola a esiliarsi in Sicilia, mentre il regno di Napoli passava sotto lo scettro prima d
i Giuseppe Bonaparte (febbraio 1806-luglio 1808), poi di Gioacchino Murat (luglio 1808-maggio 1815). Il Trentino fu annesso alla Baviera, alleata di Napoleone.\par
Se la quarta coalizione non trasform≥ nuovamente lÆItalia in campo di battaglia, essa per
≥, con la decisione di Napoleone dÆinstaurare un rigoroso blocco antinglese provoc≥ nuovi rimaneggiamenti territoriali, ai quali per≥ non fu estraneo lÆurto sempre pi∙ forte che, dopo lÆiniziale accordo con il concordato del 1801, sorse tra lÆimperatore,
il papa Pio VII (1800-23) e la curia romana.\par
Tali modifiche furono: la scomparsa del regno dÆEtruria (10 dicembre 1807) e lÆannessione della Toscana allÆImpero francese (1807-09) e infine il suo costituirsi nuovamente in stato vassallo come granduc
ato di Elisa Baciocchi (2 marzo 1809) insieme con i territori di Lucca e Piombino; lÆoccupazione di Ancona (1805), di Civitavecchia (1806) e delle Marche tolte al papa (novembre 1807) e la successiva annessione di queste ultime al Regno italico (2 aprile
1808); infine, lÆoccupazione militare di Roma ad opera delle truppe del generale Miollis (2 febbraio 1808), cui segu∞ nel giugno 1809 la proclamazione della fine del potere temporale dei papi e la deportazione di Pio VII a Savona (e poi in Francia).
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Di tutti gli stati italiani solo due ormai sfuggivano alla volontα napoleonica: la Sardegna, ove Carlo Emanuele IV aveva abdicato in favore del fratello Vittorio Emanuele I (4 giugno 1802), e la Sicilia, rifugio di Ferdinando IV e della regina Maria Ca
rolina, ma in realtα roccaforte dei baroni siciliani, tendenzialmente ostili alla corte, e quartier generale del proconsole inglese lord William Bentinck, i cui poteri erano garantiti dalla convenzione del 1808 conclusa dal suo governo con il re Ferdinan
do IV, e che di essi si valse per dar partita vinta ai baroni sostenitori di una costituzione sul modello inglese (1812) e per allontanare, per un certo tempo, lo stesso re dalla sua funzione sovrana (nel giugno 1813 Maria Carolina fu costretta a lasciar
e lÆisola e a trasferirsi a Vienna, ove mor∞ il 7 settembre 1814).\par
Fu questo lÆapogeo del dominio napoleonico sullÆItalia; ma, anche in questo periodo, non mancavano in esso contraddizioni e continue necessitα di patteggiamento politico. Per le esig
enze del blocco contro lÆInghilterra lÆeconomia dei singoli stati vassalli fu asservita alla politica di guerra di Napoleone e nello stesso tempo fu considerata quasi come un ômercato colonialeö della Francia: se da una parte questo determin≥ un incremen